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La nascita di un grande vino è il frutto dell’incessante lavoro della natura, in un processo lungo e per certi versi misterioso. In fin dei conti è la genesi di un essere vivente. E se molti elementi vi concorrono, è il tempo a governare il ciclo della vite, a ritmare il lavoro del vignaiolo, a cadenzare il percorso del mosto dai tini alle bottiglie. Ed è il tempo a farsi attesa paziente mentre il vino si fa grande, nelle botti.
Nella storia della civiltà occidentale il vino non è una bevanda qualsiasi. Lo vediamo emergere da ogni epoca, lasciare la sua impronta in ogni luogo. Il vino accompagna la storia dell’umanità, fin dai tempi più remoti. E in questo scorrere di secoli è elemento di ispirazione: le arti figurative, la musica, la letteratura, il cinema gli hanno sempre dedicato un’attenzione particolare.
Il piano nobile del castello conserva gli arredi degli ultimi marchesi Falletti di Barolo, Carlo Tancredi e sua moglie Juliette, più nota come Giulia di Barolo, figure fondamentali nella creazione del vino barolo. Fra queste stanze riecheggia il nome di Silvio Pellico. Risuona il ricordo del conte di Cavour, di Carlo Alberto e di quei personaggi che furono protagonisti, insieme, dell’ epopea risorgimentale e della nascita del barolo.
L’ultima delle molte trasformazioni vissute dal castello avviene per volontà della marchesa Giulia: nel 1875 l’edificio diventa sede del Collegio Barolo. Una scuola! In un’ aula perfettamente ricostruita un paziente maestro “virtuale” spiega quello che ancora non sappiamo del vino. Accanto si trova la sala denominata Tempio dell’Enoturista, spazio multifunzionale per eventi istituzionali e privati.
Nelle antiche cantine del castello ha sede l’Enoteca Regionale del barolo. Rappresenta gli 11 paesi delle Langhe in cui il barolo è prodotto. Qui il vino si fa concreto, da scegliere, assaggiare, degustare e portare via con sé.